Solo noi

Le Persone, Gruppo, Gli Amici, Colpo Di Pugno

Le notti bianche di Dostoevski

“Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, caro lettore.” La luna faceva da padrona in un cielo terso e limpido illuminato dalle stelle che le facevano da contorno. Eravamo in cinque, leoni, liberi di percorrere tutto il territorio indisturbati, con dentro una voglia di correre, ruggire, con le nostre criniere al vento, forti della nostra potenza e del nostro vigore, inesauribile, incontenibile. Senza una vera e propria meta arrivammo ad una specie di laghetto e, senza regole, vi ci immergemmo completamente ridendo, schizzandoci, coperti solo dal nostro calore interno che ardeva nei nostri petti. Ci asciugammo alla bene meglio e, con i capelli ancora bagnati, giungemmo in un pub i cui muri sembravano tremare per il frastuono della musica alta . Entrammo e bevemmo tutta la notte, ballando come forsennati, sudati fradici, persi nelle nostre menti, lanciati verso un’altra dimensione dove niente e nessuno poteva toccarci e notarci. Eravamo noi cinque in mezzo ad una folla immensa che non vedevamo, non sentivamo..eravamo solo noi per sempre e niente e nessuno poteva rovinarci quel momento unico e solo nostro.

Stefania Spaziani

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Carezza amichevole

oppure “… c’era una volta… mettete questo incipit nelle vostre composizioni poetiche, acrostico, racconto.

C’era una volta un opossum molto curioso e, anche se la sua mamma gli aveva consigliato di non avvicinarsi al parco per evitare di fare brutti incontri con gli umani, un giorno le disubbidì. Dietro ad un cespuglio di viburno osservava, con il suo musetto attento, tre bambini che giocavano urlando, ridendo e correndo. Ad un certo punto, uno dei tre, per non farsi trovare dagli altri suoi amici, si nascose proprio dietro alla pianta dove si trovava lui…I loro sguardi si incrociarono, entrambi, impauriti ed allo stesso tempo attirati dalle loro diversità, rimasero impietriti a scrutarsi…fino a quando il ragazzino allungò piano piano una mano e lo accarezzò…che sensazione piacevole : tutto il pelo fremette, ogni volta che il palmo caldo gli lisciava il dorso sentiva un brivido di piacere. Le dita strecciavano con delicatezza i nodi che si erano formati e l’animaletto capiva che il bambino provava affetto e benevolenza verso di lui. Questo gesto, fatto con calma e delicatezza, gli dava lo stesso sentore che gli provocava il vento leggero tra i rami del bosco dove viveva: tranquillità, quiete, pacatezza e libertà. Fu così che tutte le sue paure e insicurezze svanirono e tra i due si instaurò un legame profondo di fiducia e protezione reciproca, era come se i loro cuori fossero uniti , come se potessero sentire i sentimenti e i pensieri l’uno dell’altro, il respiro era simultaneo, uno faceva parte dell’altro. Furono interrotti dall’arrivo degli altri due ragazzini ..l’opossum scappò dalla sua mamma portandosi dietro una bellissima esperienza..chissà se si sarebbero di nuovo incontrati?

Stefania Spaziani

Aspettando …

 Inserite nelle vostre composizioni oppure prendete spunto da questa citazione “Non aspettare non sarà mai il momento giusto ” (Napoleon Hill)

Esco domani perchè oggi fa troppo caldo

e sono rimasta a casa, aspettando

Oggi fa troppo freddo per uscire

e sono rimasta a casa, aspettando

Il giorno dopo era troppo umido

e sono rimasta a casa, aspettando

Quello dopo ancora c’era la nebbia

e sono rimasta a casa, aspettando

La settimana successiva c’era troppo vento

e sono rimasta a casa, aspettando

Neve, grandine, poi tepore, afa

e sono rimasta a casa, aspettando che fosse il momento giusto, quello ideale, senza rischi, senza pensieri, senza titubanze, avendo tutto sotto controllo

e mi sono ritrovata vecchia , sempre a casa, sempre aspettando il momento giusto che è arrivato quando meno me l’aspettavo.

Stefania Spaziani

Gaia e Shaila (capitolo 6°)

Gaia prese dolcemente per mano Sweyn e lo portò in una bellissima radura che finiva a picco sul mare. L’erba era bassa e rasata, una lieve brezzolina marina cullava una miriade di fiori di campo, piccoli, allegri e colorati. Il profumo del finocchio selvatico aleggiava nell’aria…con un dito sul suo naso la ragazza gli fece capire di stare perfettamente in silenzio. Rimasero così senza fiatare ascoltando i loro cuori palpitare per un tempo incalcolabile, persi nei loro pensieri, con i loro corpi ritemprati dall’energia che quel luogo incantato emanava. Il ragazzo pensando di essere completamente da soli, sussultò quando vide una leggera nebbiolina colorata avvicinarsi verso di loro, avvolgendoli, un odore delicato ma intenso lo inebriò quasi appannandogli la vista…un bagliore intenso lo fece riavere ma teneva appena aperti gli occhi tanta era la luce che scaturiva tutt’intorno a forma di stella. A poco a poco, abituandosi al chiarore, riuscì a intravvedere la forma di una donna esile e leggiadra, quasi evanescente. Il suo viso, etereo, era incorniciato da ciocche di capelli sottili, quasi bianchi adornati con piume colorate di uccelli. La sua veste, quasi trasparente, copriva morbidamente il suo corpo flessuoso. Sorrise senza toccare terra. “Lei è la fata dell’aria, aiuta i navigatori in difficoltà, protegge tutti gli animali volanti, è mutevole come le condizioni atmosferiche che crea, turbolente come i venti con cui si sposta, protegge i bambini. E’ molto timida, intelligente ed individualista. Abita i cespugli di timo e di rose bianche, ama cantare melodie dolci ed ammalianti. Può essere dolcissima ed amabile ma se si arrabbia crea uragani, vortici, mulinelli pericolosissimi. Si chiama Shaila.” Lui le sorrise giovialmente e la fata ricambiò volandogli intorno e sparendo in un attimo come era comparsa.

Stefania Spaziani

Gaia e il folletto del bosco (capitolo 5°)

L’amore tra Gaia e Sweyn cresceva di giorno in giorno. Avevano molte cose in comune: senso di libertà, forza fisica e intellettiva, idee chiare, determinazione e sincerità .Vivere nell’isola aiutava i due giovani ad unirsi sempre di più, infatti era di una bellezza magica, c’era abbondanza di bacche, di animali, frutta, grano, la terra era fertile e incantata. “Ti voglio presentare i miei amici del bosco” disse Gaia al ragazzo portandolo verso un cespuglio rigoglioso di biancospino. Spostando qualche ramo , porgendo il palmo della sua mano, timidamente, un piccolo essere buffo e un po’ goffo vi salì sopra, era vestito con un cappello a sonagli formato da una campanula rovesciata, le sue scarpe erano di cristallo a punta e il suo abito era di colore scarlatto : “è il folletto della foresta, piccolo, irrequieto, dispettoso, agilissimo. Lui vive tra gli alberi, ma molti altri li trovi nell’aria, nell’acqua, alcuni amano la danza altri il canto. Se li tratti con rispetto sono benevoli e ti aiutano. Non hanno l’ombra, possono svanire in un attimo, non lasciano impronte…” disse la ragazza. Sweyn era affascinato, essendo la prima volta che ne conosceva uno: “avevo sentito parlare di queste creature misteriose ma non le avevo mail incontrate!! Ciao” disse lui “come ti chiami? Io sono Sweyn!” . Il folletto prima si nascose dietro le dita della mano di Gaia , poi ricomparve un po’ vergognoso, parlando in una strana ed incomprensibile lingua , sparendo velocemente di nuovo. “Si chiama Faunet e gli ha fatto tanto piacere conoscerti. Lui ama cavalcare le rane, fa le trecce alle criniere dei cavalli e controlla che tutti gli animaletti del bosco stiano bene” disse lei …”ma capisci come parla?….” “certo…sono nata in questa terra che proteggo e amo con tutta me stessa, conosco tutti gli angolini, tutte le pietre, gli scogli, gli animali, i fiori e le piante che la popolano. Parlo con loro, conosco i segreti, li aiuto e loro aiutano me. Ma seguimi che ti faccio vedere un’altra creatura…”

Stefania Spaziani

La radura (capitolo 4°)

Hati era stato sconfitto, smaterializzato e riportato da dove era venuto ovvero gli Inferi. A questo punto l’impresa di Sweyn era terminata ma il giovane decise di rimanere ancora qualche tempo nell’isola di Gaia. E lei ne fu davvero felice. Furono giorni intensi , vivendo in pieno l’isola e le sue bellezze. Un giorno la ragazza decise di portarlo dall’altra parte dell’oasi cavalcando due bellissimi destrieri: i loro velli erano corti, spessi e lucenti, la criniera folta e lunga era mossa dal vento, i loro corpi forti e armoniosi scalpitavano e il sole li faceva risplendere. Quello nero, bello e aitante, andò verso Gaia nitrento e salutandola con dolci colpetti al braccio, lei lo accarezzò affettuosamente sul muso, l’altro bianco e candido, andò direttamente verso il ragazzo come se lo avesse sempre conosciuto. Cavalcarono a pelo, liberi , con il vento che scompigliava i capelli e le criniere, il profumo di fiori nell’aria, il sole alto nel cielo. I loro sguardi sorridenti si incrociavano ogni tanto per distogliersi quasi immediatamente per nascondere un lieve imbarazzo. Arrivarono ad una radura dove vi era un tronco di albero cavo che somigliava ad una panchina. Si sedettero, intorno l’erba rasa e verde era macchiata da fiori gialli e rossi, il cinguettio degli uccellini era accompagnato dal fruscio delle foglie dondolate da una lieve brezza, il profumo del mare avvolgeva i due giovani. I loro occhi s’incontrarono . Gaia non aveva mai provato nulla del genere: il suo corpo pulsava, il battito del suo cuore aumentava incontrollabilmente, non riusciva più ad avere il controllo su di sè. Era come se il corpo fosse staccato dalla sua mente, i pensieri erano un turbinio di sensazioni, il caldo si alternava a brividi di freddo, mentre un rossore saliva sulle sue guance. La mano di Sweyn, forte e calda, le sfiorò la pelle ambrata del viso, Gaia lo lasciò fare, socchiudendo gli occhi scuri per assaporare il momento e, tra le ciglia folte e nere, vide le labbra di lui avvicinarsi alla sua bocca mentre la mano le accarezzava i capelli ricci e morbidi. Fu un lampo, una scossa quando le loro labbra si sfiorarono: il fiato si fermò insieme al tempo, lo spazio si annullò, c’erano solo loro due, i loro corpi abbracciati, la loro passione che nasceva avvolgendoli. I suoni erano attenuati, si percepivano solo il battito dei loro cuori e il loro calore che si fondeva in un unico essere.

Stefania Spaziani

Aneddoto russo

L’anno scorso io e una mia amica di Torino abbiamo organizzato una vacanza a Mosca e a San Pietroburgo…il mio sogno avverato(ho studiato russo all’università e non ero mai riuscita a visitarle). Mentre raggiungevamo il nostro albergo,appena scese dall’aereo, con valigie, vestite molto sportive, struccate e un po’ spettinate, sulla metro, un uomo ha iniziato a fissarmi , in maniera molto carina nel senso che mi guardava poi abbassava lo sguardo, poi mi riguardava…Io ero in piedi , lui seduto, ad un certo punto si è alzato e mi voleva far sedere…io gli ho fatto capire che sarei stata in piedi. Non c’è stato verso..mi sono dovuta sedere al suo posto. Continuava ad osservarmi con delicatezza, quasi tenerezza..io ero un po’ imbarazzata e mi veniva da ridere guardando la mia amica e le mie figlie. Dentro di me pensavo che forse per lui ero diversa rispetto ai canoni delle donne russe, con i miei capelli brizzolati, molto easy, piccola e sorridente…e quindi lo attirava la mia italianità. Ad un certo punto si avvicina alla porta della metro e, prima di scendere, mi si avvicina e mi regala una caramella facendomi capire che ero bella. Non ho avuto il tempo di ringraziarlo che era sparito, inglobato dalla moltitudine della gente.

насколько мне нравятся русские люди!!

Stefania Spaziani

Gaia e Hati (capitolo 3°)

Gaia gli chiese come mai fosse capitato lì. Sweyn ,con aria sofferente, le disse che stava cercando di catturare Hati, il lupo che ogni notte inseguiva la luna, mandato da Loki, dio dell’inganno e dell’astuzia, per distruggere il suo popolo:” devo cercare di rispedirlo indietro prima che faccia ulteriori danni e non so come fare” disse . Gaia gli suggerì di riposare per recuperare le forze e gli promise che lo avrebbe aiutato nell’impresa. Il ragazzo si riprese in pochi giorni e s’incontrò con la giovane donna che gli spiegò il piano:” questo lupo può essere sconfitto con un’erba che si trova proprio nella mia isola ma che, per avere effetto, deve essere colta in una notte di plenilunio. Fra qualche giorno , secondo i miei calcoli, sarà il momento giusto. Dobbiamo solo aspettare” “Bene” disse Sweyn, guardando intensamente Gaia e aggiunse: “nel frattempo cerchiamo di capire dove si è nascosto il mostro”. Lei gli sorrise sbattendo le ciglia folte in maniera seduttiva e lo invitò a seguirla per perlustrare l’isola: il guerriero rimase stupito per la bellezza selvaggia delle foreste che la ricoprivano, composte da alti alberi con chiome folte e verdeggianti, un vento lieve le smuoveva cullando i numerosi uccellini colorati e canterini che le abitavano. Nel sottobosco profumato di muschi e licheni, scoiattoli , lontre, conigli , ermellini , ricci e tantissimi altri animaletti si fermavano a guardarli incuriositi. La luce solare filtrava attraverso i rami scuri rendendo l’atmosfera magica. Giunsero ad un dirupo completamente privo di vegetazione, di un colore bianco accecante, il profumo del finocchio selvatico inebriava l’aria , le onde marine riecheggiavano in lontananza ma ben visibili da quell’altezza. Percorsero uno stretto sentiero, sterrato, scosceso che si snodava lungo la costa rocciosa per un paio di chilometri per arrivare ad una spettacolare piccola baia riparata da venti, dalle maree, da occhi indiscreti, un piccolo paradiso incorniciato da imponenti rocce i cui colori rosa, grigio, bianco conferivano all’acqua salata le sfumature dell’arcobaleno. L’acqua calma emanava il profumo della salsedine e del sole, mentre i delfini giocavano con altri pesci , saltando ed emettendo fischi sonori ..paesaggio incantato. Fecero il bagno, accarezzati da dolci onde che cullavano le loro pelli dorate dal sole. Si ritrovarono sulla sabbia bianca ad asciugarsi , ridendo e scherzando e mentre lui si avvicinava per darle un bacio, fu interrotto da un basso e cupo brontolio. I due balzarono in piedi brandendo le armi, i cuori che battevano all’impazzata, gli occhi che cercavano di scrutare la belva. Hati spuntò in cima al sentiero, i guerrieri scattarono in una corsa forsennata per raggiungerlo , la belva ansimava inseguita dai due ragazzi che gli si avvicinavano sempre di più. Gaia fece un cenno a Sweyn , si separarono, circondando Hari da due lati , continuando a rincorrerlo per spingerlo verso il loro tranello, un antro scuro, una caverna rocciosa, buia e umida. Ci riuscirono e, non appena fu dentro chiusero l’entrata con un grande masso. Hari cominciò a ululare cercando di liberarsi sbattendo violentemente contro la rupe, ferendosi il dorso ma inutilmente. Gaia aspettò che scendesse la notte, colse l’erba e insieme al vichingo raggiunse Hari. Dopo aver ricoperto di foglie “magiche”l’entrata dell’antro, spostarono il macigno : il lupo schizzò fuori pronto ad attaccarli ma , non appena posò le zampe sul tappeto erboso, cominciò a contorcersi svanendo poco dopo in una nuvola densa odorante di zolfo.

Stefania Spaziani

Lettera all’extraterrestre

Scrivete una lettera ad un extraterrestre

Ciao sono Stefania e tu, come ti chiami? Sono un essere umano femminile e vivo sul pianeta Terra, ricco di acqua dolce e salata, minerali, foreste, pascoli, aree urbane, terreni coltivati, montagne, colline…Noi umani viviamo grazie all’aria che ci permette di respirare . Abbiamo due arti inferiori chiamati gambe a cui sono attaccati i piedi e due arti superiori , le braccia che terminano con le mani che ci permettono di muovere, prendere le cose. Guardiamo con gli occhi, sentiamo con le orecchie, mangiamo con la bocca, respiriamo con il naso , organi che compongono il capo. Siamo mammiferi, a sangue caldo, onnivori, ci riproduciamo tra esseri femminili e esseri maschili. Ci piace parlare, ballare, ridere e scherzare. Viviamo in media fino ai 95 anni. Abbiamo il cuore che batte ed è il centro dei nostri sentimenti ed è strettamente collegato alla nostra mente. Abbiamo caratteri e priorità diverse gli uni agli altri e d è per questo che talvolta siamo in contrasto fino a combatterci gli uni contro gli altri oppure ci amiamo in maniera incondizionata. Sono curiosa di sapere di te e del tuo mondo. Cosa vi piace mangiare? Provate sentimenti? Quanto tempo vivete?

Alla prossima

Stefania Spaziani

Il sogno di Sofia

Mini racconto favola per bambini

Un arcobaleno, tanti colori, fiori che scendevano volteggiando dal cielo, una musica lieve accompagnava i petali sull’asfalto, tutto profumava di caramella alla fragola…ecco quello che vide Sofia guardando fuori dalla finestra aperta. Una sua amichetta la salutava guardandola con il visino sorridente dal basso verso l’alto. “Come mai sei uscita Martina?” le chiese stupita. “Non ce la facevo più..avevo voglia di rivederti” le rispose la sua amichetta del cuore. “Scendi anche tu e andiamo a farci due passi”. Sofia sgattaiolò fuori di nascosto e raggiunse l’amica. Saltellando per la via, si tenevano per mano mentre giocolieri e saltimbanchi facevano i loro numeri giocosi, una donnina gentile distribuiva zucchero filato rosa e bianco a tutti i bambini, un pagliaccio invece regalava palloncini a forma di animali. Alcuni bambini facevano girotondi nelle strade, cantando canzoni a squarciagola, altri giocavano a nascondino, altri ancora si rotolavano sull’erba soffice ridendo. Piccoli bignè al cioccolato piovevano da nuvole soffici come meringhe spumose, mentre un pifferaio magico suonava il suo flauto seguito da gattini miagolanti….Ad un tratto tutto sparì….Sofia si svegliò di soprassalto ritrovandosi nel suo lettino….era stato un sogno, bellissimo…di speranza. Era sicura che presto tutto sarebbe tornato come prima e anche meglio….

Stefania Spaziani